L’ho conosciuto una sera d’estate di tanti anni fa nella
terrazza del villino che Salvo possedeva a Punta Raisi. Il padrone di casa ci
presentò con la sua consueta sobrietà ma
anche con una inusuale eccitazione, frutto della considerazione che mostrava di
nutrire nei confronti di quel giovane attore, un Gigi Burruano allora
semisconosciuto ma di cui col suo fiuto infallibile intuiva il valore
inespresso. La sua vena di cacciatore di talenti aveva annusato il profumo
dell’arte e ricordo che, quando Gigi si accomiatò, Salvo, accompagnandolo con
lo sguardo come fissando un orizzonte lontano, mormorò: “E’ un animale da
palcoscenico, non recita, vive in ogni istante la sua vita come una commedia, è
un talento naturale”. Allora non capivo, avevo conosciuto un giovane dall’approccio
rude che mi era parso sgradevole e per certi aspetti volgare con quel suo
eloquio dialettale che indulgeva alla battuta greve, non immaginando di essermi
imbattuto in quella che sarebbe diventata la geniale maschera della Palermo più
autentica. Durante la serata Gigi, con l’immancabile bicchiere di vino in mano
e quel suo parlare strascicato, aveva urtato il mio senso estetico ma aveva
anche misteriosamente ammaliato la mia anima schizzinosa col suo istrionismo che
trovava la sponda nella risata di Salvo. Sopra la mia testa si svolgeva un
dialogo tra grandi che, nella mia piccineria, non coglievo. L’ho incontrato
qualche altra volta, e gli ho parlato di quell’incontro che stranamente
mostrava di ricordare e di ricordare bene perché nell’ironia del suo sguardo si
indovinava un’aria di compatimento per quel borghese piccolo piccolo che in una
sera d’estate di tanti anni fa aveva stampato in volto una insopportabile
espressione di supponenza.
Davvero un bozzetto vivo di uno straordinario artista palermitano. Sindaco Orlando prendi una via qualunque del Borgo vecchio o di Ballaro' ed intestala a Gigi Burruano+
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