In non so quale delle sue innumerevoli esternazioni il
segretario del PD Matteo Renzi si è lanciato in soccorso del presidente
francese Macron, difendendo la sua decisione di nazionalizzare Saint-Nazaire e
così scippare Fincantieri della maggioranza delle azioni di quel cantiere
ottenuta dopo che il presidente Holland aveva dato il via libera all’operazione. Renzi
sostiene che Macron ha fatto gli interessi della Francia e che dunque non gli si
debba rimproverare nulla e, affinché non ci siano dubbi sulla graniticità delle
sue convinzioni, ha proclamato solennemente che non dirà mai niente contro il
presidente francese. Col solito provincialismo all’italiana Renzi si prostra ai
piedi dell’icona di turno anche quando quei piedi ci rifilano calcioni nel
sedere e, accecato dalla sua piaggeria, non riesce a vedere Macron per quello
che è, un uomo spregiudicato e di modesti orizzonti che ha tradito l’Italia, l’Europa
e persino la stessa Francia, denunciando un accordo concluso dalla sua Nazione
e venendo meno all’impegno di un governo
di cui egli stesso faceva parte. Così facendo ha procurato un danno alla
credibilità del suo Paese, è venuto meno all’abc del galateo tra Stati, ha
rinnegato l’europeismo ostentato pomposamente con l’Inno alla gioia ma fatto
arenare alla prima occasione sulla riva della Senna sacrificando un progetto di
respiro internazionale sull’altare di una miopia nazionalista e della solita velleitaria
grandeur francese fondata più su una ossessione che su basi reali. Si dirà che
in affari l’etica non ha patria, ma qui non parliamo di affari privati in cui
il cinismo è moneta corrente, qui parliamo di rapporti tra due popoli europei e
della fiducia che dovrebbe cementarli e che
invece è stata tradita da parte di uno dei due con un atto ostile, un atto che ha fatto venir meno nei nostri confronti
il rispetto che invece è stato garantito ai sud coreani e ha sollevato un
vespaio dalle conseguenze imprevedibili. Che cosa può essere costruito infatti su
queste basi in Europa? Se passa un
precedente del genere, se passa cioè l’idea che i patti sono carta straccia, nessun
patto è più sicuro e dovremo mettere nel conto l’effetto domino che potrebbe
far franare le costruzioni europee una dopo l’altra. In Italia per esempio si
può essere tentati di rispondere allo sgarbo subito con ritorsioni saccheggiando
la borsa della spesa che i francesi hanno riempito facendo shopping a casa
nostra. Probabilmente questo non accadrà perché noi italiani non abbiamo gli attributi per fare ritorsioni
e perché le ritorsioni sono un modo infantile di reagire, ma Renzi, questo
arrembante imbonitore dalla lingua sciolta e la testa a briglia altrettanto
sciolta, eviti di impegnarsi in difese d’ufficio che suonano inappropriate. Va
da sé che, per uno che ha fatto della rottamazione la sua bandiera e che
tranquillizza (stai sereno) le sue vittime prima di fagocitarle, Macron,
rottamatore di accordi, sia una figura nella quale riconoscersi, ma a tutto c’è un limite e le
rottamazioni, come il suo ideatore ha avuto modo di verificare a sue spese,
sono un boomerang.
Patrizia, ci conosciamo?
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