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sabato 24 dicembre 2016

Natale

La parola evoca la nascita di un Profeta che duemila anni pagò un tributo terribile al suo amore per l’uomo e ci lasciò in eredità la sua sofferenza. Col Natale celebriamo un messaggio di speranza misurandoci al contempo con il male che ci accompagna nelle sue forme più crudeli. La sofferenza del Nazareno infatti si perpetua offrendoci lo spettacolo di vite disseminate nei marciapiedi delle nostre città o racchiuse nelle carceri senza speranza di redenzione, come fossero scarti della società, dell’olocausto di Aleppo, delle carneficine di innocenti immolati sull’altare del fanatismo, dei migranti strappati alle loro case, dei nostri figli sradicati dai loro affetti e costretti a cercare altrove opportunità di lavoro, della solitudine degli anziani, di una povertà economica sempre più diffusa che si traduce in povertà dello spirito, dei sepolcri imbiancati che vediamo sfilare impettiti e impudichi mentre accarezzano le guance innocenti delle loro vittime, degli arroganti detentori delle nostre vite che esibiscono il loro potere imponendoci l’ordalia di una casta che risponde solo a se stessa, della inadeguatezza dei nostri governanti che hanno pregiudicato il nostro futuro e continuano a imperversare imperterriti, della rassegnazione di un popolo che sembra condannato alla irredimibilità. Andiamo per le strade e annusiamo l’odore nauseante del nostro disfacimento e tuttavia festeggiamo il Natale perché ci sentiamo eredi di un messaggio che, perpetuatosi grazie alla Chiesa di Cristo, ha edificato la nostra dignità durante i secoli ed è giunto fino a noi per essere ripreso e tradotto nella eredità dei lumi. Se oggi esiste una enclave di civiltà che guarda ai diritti fondamentali dell’uomo e combatte l’oscurantismo dello spirito con le ragioni della pietà e della buona causa, ciò si deve a quel messaggio. Il viaggio nella sofferenza è anche un viaggio dello spirito che nessuna sofferenza potrà mai cancellare. Buon Natale.

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