In una lettera indirizzata al Corriere
della Sera Ilaria Capua ripercorre il suo calvario di indagata per
associazione a delinquere finalizzata a corruzione e traffico di
virus. Nientemeno! Una scienziata apprezzata in tutto il mondo
trascinata in una storiaccia così squallida! Certo, il censo non può
essere motivo di impunità e dunque se c’erano gli estremi la
signora Capua andava indagata. Ma c’erano gli estremi ed erano essi
tali da sfidare la statura di un simile personaggio? L’indagine è
una garanzia per l’indagato innocente perché l’esito lo
scagionerà e dissolverà qualsiasi dubbio sulla sua moralità, ma in
un Paese come l’Italia dove il sospetto è l’anticamera della
verità, un avviso di garanzia si traduce in un atto d’accusa e
l’indagato viene esposto all’onta del mascariamento. Questo è
quello che è accaduto alla signora Capua risorsa preziosa di una
Italia migliore, la cui credibilità avrebbe dovuto far nascere
qualche dubbio sulle accuse che le venivano rivolte, e il cui
prestigio andava maggiormente tutelato. Nei suoi confronti, vista la
sua levatura morale, si sarebbe dovuto adottare una maggiore cautela,
evitare di darla in pasto alla solita stampa famelica, e, una volta
archiviata l’indagine con il suo totale proscioglimento, si sarebbe
dovuto accertare se si era proceduto con avventatezza nel sostenere
l’accusa e, in caso positivo, presentare il conto a chi di dovere.
Vale per qualsiasi cittadino ma vale in particolare per la signora
Capua in considerazione della sua notorietà internazionale e
dell’eco che la vicenda ha avuto in tutto il mondo esponendoci ad
una figuraccia. Nessuno invece ha pagato o meglio, a pagare sono
state la signora Capua e l’Italia. Perché indurre una tale
scienziata a lasciare l’Italia e mettere a disposizione di un altro
Paese il suo sapere, indurre una parlamentare che avrebbe potuto
promuovere in questa veste iniziative a favore della ricerca, a
dimettersi, è una sofferenza gratuita per l’incolpevole Capua e un
danno incalcolabile per il Paese che essa è chiamata a servire. Che
delusione non sentire una sola voce di solidarietà levarsi a favore
della signora Capua ad opera di un qualsiasi rappresentante delle
istituzioni, non percepire alcun sussulto di indignazione e di
rammarico proveniente dalla politica per le conseguenze disastrose di
una vicenda che un minimo di decenza avrebbe dovuto scoraggiare,
nessuna denuncia contro la disinvoltura di un’accusa che si è
rivelata priva di riscontri! I responsabili di questo danno, i soliti
a caccia di notorietà a spese del personaggio di turno, andrebbero
messi nelle condizioni di non nuocere e invece no, come nel caso
Tortora, come nel caso Cucchi, come nei tanti casi di giustizia
allegra, nessun responsabile è individuato e punito, e il proposito
di Ilaria Capua di aprire un fronte del suo impegno sul versante
della giustizia in Italia, ora che ne ha conosciuto le delizie, le fa
onore ma è destinato a restare una illusione.
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