Paraculismo e dintorni
Mentre stentiamo la vita misurandoci con concretissimi
problemi di sopravvivenza, siamo costretti a sorbirci sfrontati esercizi di
improntitudine dei soliti paraculi che vogliono darcela a bere.
Festival di Sanremo, prima serata: Fazio esordisce col
sermone sulla bellezza devastata d’Italia. Lamenta la negligenza nella cura
delle nostre bellezze naturali e opere d’arte con un ispirato pistolotto che
non prende di mira nessuno in particolare e tanto meno i suoi amici di sinistra
che, come si sa, sono estranei ai disastri italiani. Ci ammannisce il solito
copione dell’indignazione a buon mercato che fa pratica di moralismo
strumentale, con l’aria compunta dell’ unto dal Signore che ha il compito di
denunciare i mali del mondo. E’ pudico e non se ne vanta, ma noi sappiamo che
Fazio ha fatto la sua parte nel preservare le bellezze d’Italia realizzando con
i modesti proventi del suo impegno progressista uno sfarzoso casale a Celle
Ligure e offrendolo magnanimamente alla vista dei passanti che si beano di
cotanto splendore. Il danaro, come ci insegna la dottrina sociale della Chiesa,
non è la farina del diavolo se è ben impiegato e in più permette di sedersi
sulla comoda poltrona di uno spocchioso sussiego.
In seconda serata il nostro riprende il sermone citando una
folgorante affermazione, attribuita dal senatore Piano alla buon’anima del
maestro Abbado, secondo cui l’arte ha la funzione di promuovere il
miglioramento dell’uomo. Perbacco, che rivelazione originale! E noi che eravamo
convinti che fosse stato un certo Nietzsche a parlarci della metafisica
dell’arte come dello strumento in grado di transitare dalla regione della
finitezza al mare aperto della cosa in sé, e proiettarci nel mondo dionisiaco
che si incarna nella musica di Wagner. Ma tant’è, la sensibilità, l’amore per
il bello, la purezza d’animo, la vera cultura, come è a tutti noto, risiedono
solo a sinistra.
E passiamo a un altro caso di paraculismo, quello del dottor
Renzi.
Il segretario del PD ci racconta ormai da un bel pezzo che è
sua intenzione rottamare i partiti, la politica, il Palazzo, che vuole
sfasciare le vecchie impalcature per ricostruire una Italia nuova, e invece che
fa? Con una operazione di Palazzo sfratta dal governo il precedente inquilino e
vi si insedia egli stesso. Nulla di scandaloso per carità, in politica non si
può andare tanto per il sottile se si vuole perseguire il bene comune. Le
mammolette non hanno dove arrivare se si lasciano condizionare dalle debolezze
dei comuni mortali e dunque, se Letta costituiva un ostacolo alle magnifiche
sorti e progressive della Patria, egli andava rimosso senza tanti sconti per il
fatto che militava nello stesso partito
che avrebbe dovuto sostenerlo e senza abbandonarsi a colpevoli indulgenze a
favore di un amico e sodale. L’interesse
superiore innanzitutto e pazienza se bisogna sacrificare anche i rapporti
personali. Ma, c’è un ma, c’è qualcosa che non convince. Capisco tutto, capisco
l’ansia di volare verso obiettivi superiori, ma non capisco perché Renzi,
sapendo che lo avrebbe sacrificato, si è prodotto in rassicuranti messaggi
all’indirizzo del malcapitato Letta al quale ha lasciato intendere che doveva
stare tranquillo circa il suo futuro di Presidente del Consiglio, che egli
sarebbe durato a lungo fino a quando non si fosse andati alle urne con il nuovo
sistema elettorale e che solo allora sarebbe stato il suo turno, di Renzi, di
candidarsi alla poltrona di capo del governo ed essere legittimato
dall’investitura popolare. E no, dottor Renzi, questo è inquietante e ci
preoccupa, perché un conto è catafottere un amico sull’altare dell’interesse
generale in nome di una sofferta necessità machiavellica, un altro conto è
sbandierargli lealtà e poi tradirlo, promettere agli italiani di attendere il
loro consenso legittimante e poi gabbarli.
Come facciamo a fidarci in futuro quando lei, dottor Renzi,
ci dirà di stare tranquilli?
P.S- Mentre posto questo articolo appare sui giornali
l’elenco dei nuovi ministri del governo Renzi. Fra essi non figura il nome
della Bonino. Complimenti, un bel segnale di continuità rispetto agli sforzi
compiuti dal nostro Paese nella sua battaglia per la sorte dei nostri marò
detenuti in India, e un bell’esempio di discontinuità rispetto ai rituali della
solita politica!