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domenica 8 dicembre 2013

La morte di Mandela

La morte di Mandela ha scatenato la solita orgia retorica e offerto l’occasione per esercitazioni fuori tema. La figura di Mandela non merita di essere accostata alle miserie di casa nostra e invece la nostra politica priva di ritegno non ci ha fatto mancare il solito teatrino a spese della decenza. Hanno imperversato in tanti saccheggiando un personaggio dal quale dovevano stare alla larga e fra questi si è distinto Berlusconi non parendogli vero di cogliere l’occasione per prodursi in  una perorazione pro domo sua. Egli ha lodato Mandela ma subito dopo ha vestito i panni di Cicerone proclamando: “molti , tra coloro che in queste ore ne tessono le lodi, imparino a praticare quella riconciliazione nella verità e nel rispetto reciproco che è stato il suo più grande merito e la sua più grande vittoria”. L’invocazione è giusta, ma il pulpito non è credibile. Forse che Berlusconi è esente da colpe per questo clima di guerra strisciante e l’invocazione della conciliazione non appare in questo momento come la richiesta di un atteggiamento accomodante nei suoi confronti? 
Bene ha fatto Renzi a rispondergli riportandolo al senso delle proporzioni: “Non scherziamo, Mandela ha sofferto per 27 anni in un Paese in cui le panchine erano separate per persone bianche e di colore. Mandela è stato un premio Nobel per la pace, un pezzo della storia del ‘900: fare paragoni fra il Sudafrica e l’Italia è offensivo, parliamo di cose serie”.
Bravo Renzi, parliamo di cose serie ma proprio per questo, mentre bacchettiamo chi fa paragoni impropri, ricordiamoci che il Sudafrica produce uomini come Mandela e l’Italia uomini come Berlusconi e Renzi. Ricordiamoci soprattutto che in Italia anziché un Mandela che si misurava con un destino di sofferenza all’altezza del suo spessore, ci sono dei comuni disgraziati che si misurano e soccombono, al contrario di quanto è accaduto a Mandela, nelle miserabili sfide che sono costretti a combattere contro la sofferenza, l’ingiustizia, la povertà, le difficoltà e le tragedie più inaudite che si consumano nell’indifferenza e nell’anonimato. I signori che si riempiono la bocca con giaculatorie e duellano sulla proponibilità o meno di paragoni, ci spieghino come può accadere che nella civilissima Italia cittadini ormai allo stremo perdano ogni giorno di più un pezzo della loro dignità e siano costretti in numero sempre maggiore a lottare per la sopravvivenza quotidiana.

E’ vero caro Renzi, fare paragoni fra Sudafrica e Italia è offensivo, ma non perché l’ Italia non sia paragonabile al Sudafrica dell’apartheid, anche da noi esiste una apartheid che separa destra e sinistra, politica e magistratura, oligarchi e cenciosi, esiste un clima da guerra civile, e la necessità di una riconciliazione è imprescindibile per la realizzazione del nostro futuro. Il paragone più che offensivo, è improponibile perché in Italia non esiste un Mandela capace di porre fine a tutto questo, di pacificare gli animi, riportarli al senso della misura e dell’interesse generale e scongiurare un declino inarrestabile. 

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