La morte di Mandela
La morte di Mandela ha scatenato la solita orgia retorica e
offerto l’occasione per esercitazioni fuori tema. La figura di Mandela non
merita di essere accostata alle miserie di casa nostra e invece la nostra
politica priva di ritegno non ci ha fatto mancare il solito teatrino a spese
della decenza. Hanno imperversato in tanti saccheggiando un personaggio dal
quale dovevano stare alla larga e fra questi si è distinto Berlusconi non
parendogli vero di cogliere l’occasione per prodursi in una perorazione pro domo sua. Egli ha lodato
Mandela ma subito dopo ha vestito i panni di Cicerone proclamando: “molti , tra
coloro che in queste ore ne tessono le lodi, imparino a praticare quella
riconciliazione nella verità e nel rispetto reciproco che è stato il suo più
grande merito e la sua più grande vittoria”. L’invocazione è giusta, ma il
pulpito non è credibile. Forse che Berlusconi è esente da colpe per questo
clima di guerra strisciante e l’invocazione della conciliazione non appare in
questo momento come la richiesta di un atteggiamento accomodante nei suoi
confronti?
Bene ha fatto Renzi a rispondergli riportandolo al senso
delle proporzioni: “Non scherziamo, Mandela ha sofferto per 27 anni in un Paese
in cui le panchine erano separate per persone bianche e di colore. Mandela è
stato un premio Nobel per la pace, un pezzo della storia del ‘900: fare
paragoni fra il Sudafrica e l’Italia è offensivo, parliamo di cose serie”.
Bravo Renzi, parliamo di cose serie ma proprio per questo,
mentre bacchettiamo chi fa paragoni impropri, ricordiamoci che il Sudafrica
produce uomini come Mandela e l’Italia uomini come Berlusconi e Renzi.
Ricordiamoci soprattutto che in Italia anziché un Mandela che si misurava con
un destino di sofferenza all’altezza del suo spessore, ci sono dei comuni
disgraziati che si misurano e soccombono, al contrario di quanto è accaduto a
Mandela, nelle miserabili sfide che sono costretti a combattere contro la
sofferenza, l’ingiustizia, la povertà, le difficoltà e le tragedie più inaudite
che si consumano nell’indifferenza e nell’anonimato. I signori che si riempiono
la bocca con giaculatorie e duellano sulla proponibilità o meno di paragoni, ci
spieghino come può accadere che nella civilissima Italia cittadini ormai allo
stremo perdano ogni giorno di più un pezzo della loro dignità e siano costretti
in numero sempre maggiore a lottare per la sopravvivenza quotidiana.
E’ vero caro Renzi, fare paragoni fra Sudafrica e Italia è
offensivo, ma non perché l’ Italia non sia paragonabile al Sudafrica dell’apartheid,
anche da noi esiste una apartheid che separa destra e sinistra, politica e
magistratura, oligarchi e cenciosi, esiste un clima da guerra civile, e la
necessità di una riconciliazione è imprescindibile per la realizzazione del nostro
futuro. Il paragone più che offensivo, è improponibile perché in Italia non
esiste un Mandela capace di porre fine a tutto questo, di pacificare gli animi,
riportarli al senso della misura e dell’interesse generale e scongiurare un
declino inarrestabile.
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