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martedì 21 maggio 2013


La testimonianza del Presidente della Repubblica

La richiesta della Procura di Palermo di sentire il Capo dello Stato come teste nel processo sulla trattativa Stato-mafia, ha fatto, come prevedibile, scalpore e suscitato pareri contrastanti. E’ la prima volta che un Capo dello Stato è convocato da una Procura e viene naturale chiedersi se c’era motivo per giungere a tanto.
Si può dire senza tema di esagerare che la figura del Capo dello Stato ha una sua sacralità che deriva dall’essere egli in sommo grado custode delle nostre garanzie costituzionali e rappresentante dell’unità nazionale. Proprio per l’alto ruolo che egli svolge ha diritto al riguardo obbligatorio nei confronti del massimo organo istituzionale. Specie poi se il Capo dello Stato è un uomo come Napolitano.
D’altronde è la stessa Costituzione che sancisce la sua peculiarità quando afferma che egli non risponde degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni tranne in caso di alto tradimento e di attentato alla Costituzione. Tutti i cittadini sono sudditi della legge e uguali di fronte ad essa ma il Capo dello Stato è più uguale degli altri cittadini, e qui entriamo nel merito della richiesta della Procura di Palermo.
Il codice di procedura penale all’art. 205 prevede che il Capo dello Stato possa essere sentito in qualità di teste ma obbligatoriamente nel suo ufficio, e, se egli si rifiuta di testimoniare, non subisce l’accompagnamento coatto riservato agli altri cittadini. Uno dei caratteri della norma, la coazione, non ha valore nei confronti del Capo dello Stato e dunque egli non è obbligato a rendere testimonianza. Sono convinto peraltro che nello specifico la sua testimonianza sia superflua perché non possono esserci dubbi sul fatto che, se egli avesse appreso dal dr. D’Ambrosio notizie utili alle indagini sulla trattativa Stato-mafia, ne avrebbe riferito spontaneamente alle autorità competenti. Ritengo perciò che la richiesta della Procura di Palermo non fosse così imprescindibile da dovere essere formulata anche a costo di creare imbarazzo al Capo dello Stato e che la foia egalitaria non debba valere per lui.
Purtroppo la guerra in atto tra pezzi dello Stato non risparmia il suo simbolo più alto e a tutti noi la sgradevole sensazione di essere orfani di certezze istituzionali.

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