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venerdì 4 aprile 2014

Gli insurrezionalisti da barzelletta

Non dico che i veneti intercettati mentre sproloquiavano di insurrezione e di azioni violente servendosi di un carro armato fai- da- te, non meritassero di finire in carcere. Se non altro per conclamata coglionaggine. Ma prenderli sul serio e gridare al rischio di un autentico pericolo obbedisce al solito costume italiano di non avvertire il senso del ridicolo pur di diffondere un allarme non fondato e demonizzare un malessere che, quello si, merita ben altra considerazione. Non è proprio il caso di confondere capre e cavoli e dare ad una folcloristica dimostrazione di vuoto mentale la stessa dignità dell’indignazione sacrosanta che anima l’operosa e saggia gente del Veneto. Siamo su piani completamente diversi che hanno bisogno di valutazioni completamente diverse. Se la demenza dei cosiddetti insorti andrebbe affidata alle cure di una troupe di psichiatri, il malessere del Veneto va inquadrato in un patologia più seria la quale ha a che fare con un dramma autentico che non riguarda solo il Veneto ma tutta l’Italia e che non può essere liquidato come la bandiera di una manifestazione becera e velleitaria.

Quando parliamo di imprenditori del nord-est che si suicidano perché non ce la fanno più a sopportare la loro impotenza, la loro inutilità agli occhi dei dipendenti, la vergogna del loro fallimento, la perdita della scommessa con se stessi a conclusione della battaglia orgogliosamente combattuta con le sfide del mercato, per cause non imputabili a loro, quando dobbiamo fare i conti con la piaga della disoccupazione dei nostri giovani che in misura crescente non lavorano e non sempre hanno il coraggio di trovare altrove nuove opportunità ma si accartocciano su se stessi avvolti dalla miseria morale della loro dipendenza dalla famiglia, quando siamo costretti a prendere atto che una buona fetta della nostra borghesia, proveniente da una vita di lavoro e dallo status di una condizione dignitosa, scivola sempre più sotto la soglia della povertà, stiamo parlando di un problema serio. Bisognerebbe allora avere maggiore rispetto per questo malessere strisciante e ormai fuori controllo non irridendolo con confusioni strumentali, preoccuparsi di porvi rimedio e temere che anche un popolo paziente come il nostro può perdere veramente la trebisonda e insorgere molto più seriamente di quanto non hanno fatto questi sciagurati. Anche se sono convinto che la nostra pazienza è infinita e, così come non siamo capaci di porre rimedio ai nostri problemi, non siamo neanche capaci di insorgere.

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