Buon Natale
Augurare Buon Natale di questi tempi non è facile. E non
perché siamo attanagliati dalla crisi economica, o almeno, non solo per questo
motivo. Vivere il clima natalizio non disponendo dell’essenziale dopo che anni
di interpretazione consumistica del Natale ci hanno abituato all’eccesso, non è
facile, non potere incartare l’affetto che sentiamo per i nostri cari con i
colori vivaci di un pur modesto regalo natalizio, è frustrante, contare gli
spiccioli che servono a sopravvivere, maledizione, anche a Natale, è
devastante, non avvertire il desiderio di andare in Chiesa perché nel cuore c'è l’inferno, dà un senso di vuoto difficile da colmare. Ma non c’è solo
questo, c’è di peggio. C’è che non viviamo solo una qualità di vita miserabile
perché siamo poveri di mezzi economici ma perché al crepuscolo economico si
somma un crepuscolo ancora più grave, quello delle nostre coscienze, della
nostra cultura e della nostra onestà intellettuale che ha bandito il senso
della giustizia da questo nostro disgraziato Paese, perché è venuta meno la
pietà e l’obbedienza ai valori che rimandano al messaggio cristiano del Natale.
Quanti si riempiono la bocca con la nostra Costituzione, la
“più bella del mondo” che trasuda “giustizia e libertà”, e ne decantano lo spirito
prescrittivo tacciando di lesa maestà quelli che non la condividono, si
guardano bene dal far sentire la loro voce indignata contro lo sfregio alla
giustizia e alla libertà di cui si macchia proprio questo Stato che nella
Costituzione affonda le sue radici.
Se per finanziare lo sperpero e la spartizione del malloppo
tra i privilegiati delle lobby, il debito pubblico a carico di tutti si è
involato fino al 134 per cento del Pil, se la forbice si allarga sempre di più
tra i pochissimi ricchi e i sempre più numerosi poveri, se le straordinarie
risorse che il Padreterno e l’ingegno dei nostri avi ci hanno regalato, la
natura e le opere d’arte con l’indotto delle opportunità di lavoro che ne
potrebbe derivare, sono allo stremo, se il welfare ha vieppiù garantito rendite
di posizione consolidate e ha lasciato la maggior parte dei pensionati alla
mercé dell’indigenza, dobbiamo ringraziare questo Stato ingiusto il quale
peraltro non si è fermato alla sola ingiustizia sociale. E’ andato oltre
aggiungendo alla ingiustizia sociale l’ingiustizia tout-court. Dobbiamo infatti
a questo Stato il sovraffollamento delle carceri, le misure di sicurezza
inumane figlie della inadeguatezza di un sistema di controlli incapace di
coniugare sicurezza e umanità, la celebrazione di processi penali e civili
infiniti che tengono la vita degli imputati sotto scacco per decenni e mettono
a rischio il futuro delle imprese, l’imperversare di accuse infamanti che
sfregiano reputazioni innocenti e di teoremi deliranti che oscurano la ragione
e travolgono tutto ciò che non risponde ai canoni dell’ideologicamente
corretto, la sterile gestione della lotta alla malavita nota sotto il nome di
“cultura della legalità” che vede impegnati i soliti professionisti
dell’antimafia nell’esercizio di una retorica roboante e vuota, la corsa
all’intransigenza gratuita dei soliti mestatori di disgrazie che serve a
lustrare il pedigree di personaggi in cerca d’autore lucrando sulla pelle dei
figli di nessuno buoni per tutte le strumentalizzazioni.
Non c’è da stare allegri, vero? Quando penso al Natale penso
agli anziani signori che portano stampati nel volto i segni dell’antica dignità
e della attuale vergogna mentre rovistano nel bidone dell’immondizia. Ad essi e
a tutti quelli che soffrono offro il mio cuore e la speranza di poterli aiutare
in qualche modo, agli altri un logoro, stanco augurio di Buon Natale.