Avevo messo nel conto la reazione dei soliti noti che
impazzano in rete alla ricerca delle occasioni per liberare le loro
frustrazioni e deciso in partenza di non tenerne conto. Ma non mi aspettavo
tanto. Debbo dire che ho difficoltà a leggere il senso degli insulti che mi
vengono rivolti ed è troppa fatica (oltretutto non ne ho la competenza)
cimentarsi nell’unico ambito che dovrebbe occuparsi della complessità dei deliri
piovutimi addosso: la psicoanalisi. Non c’è nessuno che abbia centrato il cuore
del problema, non uno che abbia contestato, sul piano morale e giuridico, il
mio appello per la cancellazione del regime del 41bis, quasi tutti sono andati
fuori tema e si sono concentrati sulla mia indegnità. Come se essere indegni
precluda la possibilità di porre un problema che indubbiamente esiste e che non
è così scontato (vedi le censure in sede europea). Siamo alla damnatio
memoriae, alla cancellazione dell’individuo e della sua capacità di pensare,
all’etica come strumento di lobotomizzazione della mente, alla rete che
esibisce campioni di un massimalismo che si appalta le poltrone del moralismo e
l’esclusiva delle patenti da distribuire, in cui tanti Vinscinsky da strapazzo scorazzano
sognando di dar corpo alle loro ambizioni forcaiole. Ho persino prodotto un
mostro che coltiva il sogno del ripristino della pena di morte.
I soli che sono entrati nel merito del mio appello seppure
per contestarlo, sono stati l’on. Lumia e il dr. Ingroia, l’uno con
considerazioni di opportunità, l’altro con considerazioni di carattere
giuridico. Al primo il quale sostiene che il regime del 41bis andrebbe
addirittura indurito e che la sua cancellazione equivarrebbe ad una sconfitta
dello Stato, mi permetto far presente che le esigenze di sicurezza non sono
esigenze di vendetta, che esse possono
essere tutelate anche con strumenti diversi dall’isolamento e che forte della
sua intransigenza, invece di imperversare nel comodo mattatoio di casa nostra
contro i reietti tagliati fuori dalle garanzie del nostro ordinamento
giuridico, egli dovrebbe volare a Strasburgo e bacchettare Jean Paul Casta
presidente della Corte Europea dei diritti dell’uomo il quale ha censurato
l’Italia con queste parole: “Ancora per l’Italia la Corte ha sollevato dubbi sul
frequente ricorso alla detenzione in isolamento di condannati per reati gravi
come l’associazione mafiosa, con pesanti rischi per la salute psichica del
carcerato”. E per favore non scomodi Pindaro che cantò gesta e miti inseguendo
un ideale umano che nulla ha a che fare con la concretissima quotidianità di
uomini murati vivi.
Al dr. Ingroia il quale ci ricorda che la Consulta si è pronunciata
per la costituzionalità del 41bis, voglio a mia volta raccomandare la lettura
dei seguenti articoli della Carta Costituzionale, gli articoli 2, 10,13,27. La
pronuncia della Consulta alla luce di queste norme costituzionali è, mi sia
consentito, un mistero.
Non voglio chiudere questo post senza rispondere ai soli che
hanno usato toni pacati e mi hanno fatto sentire un poco meno indegno.
A Balqis De Cesare ricordo che sono un imputato di mafia
condannato in primo e secondo grado e dunque una mia partecipazione ad una
manifestazione antimafia suonerebbe inopportuna, poco credibile e, oserei dire,
provocatoria, a parte il fatto che non verrebbe accettata. Ma cosa penso della
mafia e la mia distanza da essa si possono evincere dalla lettura dei post del
mio blog e soprattutto dalla lettura del mio libro “L’universo di Nazareno”
stampato dal gruppo editoriale l’Espresso.
Ringrazio Aledo per i suoi toni pacati, ogni tanto si
respira un poco d’aria pulita. Rischio però di deluderlo. C’è una verità
processuale seppure non definitiva che dice che sono mafioso. Si vedrà come andrà
in Cassazione, nel caso venissero confermate le sentenze di primo e secondo
grado, sarò definitivamente e ufficialmente mafioso. C’è però anche una verità
non processuale della quale parlo nel mio post “Ritorno in carcere”, e quella è
la mia verità. A lei scegliere a chi credere. La posso aiutare citando la
mistica spagnola Teresa D’Avila che sosteneva: “Se vuoi conoscere veramente un
uomo, devi leggere le sue epistole perché è lì che l’uomo si libera degli
orpelli e denuda il suo cuore”. Cito a memoria ma il senso dovrebbe essere
questo. La ringrazio qualunque dovesse essere la sua scelta.