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venerdì 14 aprile 2017

Noi europei


L’Europa non si smentisce ed anche in occasione del bombardamento delle postazioni di Assad  da parte di Trump, ha dimostrato di che pasta è fatta producendosi, ad opera dei suoi più alti rappresentanti, nel solito, frustro refrain pacifista che ricalca il terzomondismo all’insegna del quale ha da sempre declinato la sua politica in Medio Oriente. I nostri  aspiranti statisti rimasti nel limbo dell’incompiutezza, blaterano di  pace ad ogni costo, anche a costo di mettere a repentaglio la nostra sopravvivenza, condannando l’uso della forza e ostinandosi a promuovere un dialogo  laddove latita la ragionevolezza. Ha ragione Papa Francesco quando dice che è in corso la terza guerra mondiale in vari scacchieri del mondo, e comprendiamo la sua invocazione a sospendere le ostilità, ma la guerra non si può sospendere volgendo le terga quando è invece necessario combattere perché combattere significa creare le condizioni per conseguire la pace. Come ci insegna Roma, “si vis pacem para bellum”. Abbiamo visto cosa è successo in Siria grazie ai colpevoli tentennamenti di Obama. La ferocia di un despota che, contravvenendo alle sue stesse dichiarazioni con cui aveva solennemente affermato che non avrebbe mai fatto uso di armi chimiche e che invece quelle armi le ha usate contro bambini, merita forse un approccio diplomatico o non piuttosto l’uso della forza non solo come atto giustamente punitivo ma anche come deterrente affinché simili barbarie non si ripetano pena la rappresaglia? Esistono al mondo bestie che hanno dimenticato la loro natura umana,  esseri che sono usciti  dal consorzio civile e che conoscono solo la logica della violenza equivocando sull’uso dei mezzi pacifici che considerano segni di debolezza. Nei confronti di costoro un Trump è il benvenuto. Ci sono poche cose che si possono condividere con il presidente degli USA, ma su quel bombardamento non si può non essere d’accordo, e anche i suoi avversari  più critici ne hanno riconosciuto la giustezza. In USA, quando è in ballo la difesa di principi universali,  anche il conflitto politico più aspro depone le armi del dissenso e si intesta la lotta a favore di interessi superiori anziché degli interessi di bottega, a differenza che in Europa dove uomini privi di coscienza morale e di una comune visione ideale che non sia la  vocazione mercantile, appesantiti da incrostazioni ideologiche dure a morire che guardano ad improbabili scenari irenici, si schierano a seconda delle convenienze di parte senza riuscire a prodursi in uno scatto di reni che salvi quel poco che è rimasto della nostra storia. Siamo destinati a diventare sempre più il ventre molle del mondo, alla mercé di voraci spiriti animali che si accingono ad invadere le nostre pingui e inermi contrade.

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